ANCHE QUEST’ANNO…

Sì, anche quest’anno, ma mai come quest’anno, l’eco è stata vasta e penetrante. Mi riferisco alla commemorazione della Battaglia di Cecina, avvenuta il 2 luglio nei locali del Circolo Culturale “Il Fitto” di Cecina, ripresa dal TG2 di Gennaro Sangiuliano e consacrata dalla esibizione della Filarmonica “Pietro Mascagni”. Ecco il testo della mia introduzione storica:

L’anno scorso proposi come chiave di lettura la frase di Benedetto Croce “la storia è sempre contemporanea”, per spiegare l’entusiasmo con il quale dei giovani di oggi, quelli di “Toscana 44” e “Ultimo Fronte 1945”, si affannano a raccogliere, catalogare ed esporre con cura maniacale reperti bellici che ci permettono di rievocare, e quasi rivivere, il passato.

Quest’anno la frase che vi propongo è la seguente: “Non esistono liberatori, ma solo uomini che si liberano”. Essa campeggiava come motto sul giornale “Il Ribelle”, organo di stampa di una formazione partigiana d’ispirazione cattolica e monarchica, diretto da un personaggio straordinario: il beato Teresio Olivelli, Medaglia d’oro al valor militare. Questa frase, infatti, ci fa riflettere sul fatto che gl’italiani dell’epoca, pur essendo sottoposti ad un regime di occupazione sia al sud sia al nord, non rimasero alla finestra a guardare, tranne quelli della cosiddetta “zona grigia” o “attendisti” (un po’ come gl’ignavi di dantesca memoria), ma si prodigarono da una parte e dall’altra, affinché la libertà o l’onore, a seconda delle diverse scelte di campo, fossero salvaguardati anche dagli stessi italiani. Per esempio, Umberto Aiello, artificiere del Regio Esercito, dopo l’8 settembre scelse di far parte di una formazione partigiana operante sul territorio di Cecina e, subito dopo il passaggio del fronte, perì in un’opera di sminamento alla quale si era offerto volontariamente. Così lo ricorda Ivo Arzilli, il fondatore del Circolo “Il Fitto”: “Umberto Aiello si sentiva con entusiasmo di stare dalla parte giusta della Storia ma mai, come tutti i componenti di questo gruppo, agì avventatamente compiendo azioni sbagliate e fuori misura come fece un’altra formazione – più ideologizzata – che espose alla più brutale rappresaglia la popolazione civile di Guardistallo sacrificandola alle ragioni della politica solo a poche ore dalla liberazione da parte della Quinta Armata americana” [AA. VV., “Rione Palazzaccio, dal fio ‘n su e dal fio ‘n giù”, a c. di don Reno Pisaneschi, 1992].

In particolare, al centro della commemorazione di quest’anno, c’è lo scontro, avvenuto subito dopo la liberazione di Cecina ovvero tra il 4 e il 7 luglio 1944, per la conquista, da parte del 442° Reggimento americano, di una collina nei pressi di Castellina Marittima, denominata Hill 140 e strenuamente difesa da quel che restava della 16a Divisione corazzata SS tedesca. Lo scontro fu così sanguinoso da far passare alla Storia questa collina come la “little Cassino”, ossia come la località italiana in cui più duramente si è combattuto, dopo la battaglia per la conquista di Montecassino sulla linea Gustav. Inoltre, bisogna ricordare che i soldati del 442° erano in gran parte giapponesi naturalizzati americani, i cosiddetti “NISEI” (americani di seconda generazione), che s’immolarono nel giorno in cui gli USA festeggiavano la proclamazione dell’Indipendena, il 4 luglio appunto, proprio per dimostrare di essere fedeli alla Nazione americana più di quanto non pensassero le autorità civili e militari americane, che fino a quel momento li avevano guardati con diffidenza e sospetto. Sta di fatto che le alte decorazioni, guadagnate dagli ufficiali e dai soldati di questo reparto, in particolare dal 100° Battaglione, furono tardive ma assai numerose. A questo punto, prima di aprire il dibattito, è doveroso prestare la massima attenzione al cortometraggio che rievoca, con grande efficacia espressiva e rappresentativa, i momenti più salienti del suddetto fatto d’arme.

Il pubblico, che ha visitato la Mostra dal 2 all’11 luglio, è rimasto fortemente impressionato da tutto il materiale esposto, ma in particolare dal suddetto cortometraggio, grazie alla bravura degl’interpreti, al realismo delle scene di guerra e alla solida e ben diretta regia.

Questa voce è stata pubblicata in Articoli.

Lascia un commento