UN LIBRO DI GRANDE ATTUALITA’

In questo periodo i commenti sulla Russia di Putin si sprecano dappertutto (giornali, talk show, convegni, ecc.), però c’è solo un libro veramente illuminante sull’argomento: Dalla Russia con amore di I. FLEMING. Anche il film da esso tratto, con il mitico S. Connery, aiuta a comprendere l’argomento, ma con minore profondità e incisività. D’altronde, nel film, tra i servizi segreti occidentali e quello sovietico, c’è di mezzo la fantomatica SPECTRE che invece nel romanzo non compare affatto.

Gli è che la Russia è sempre stata, e sempre sarà, un mondo a parte, a cui ci si può accostare solo con amore, proprio come fa l’agente Bond, James Bond, in arte 007, con Tat’jana Romanova.

Allora, cominciamo proprio da lei, dalla descrizione intrigante che ne fa l’autore a pag. 85 dell’edizione italiana curata dall’Adelphi: “Braccia e seni sono perfetti. Forse un purista avrebbe qualcosa da ridire sul sedere. Lì i muscoli sono così induriti dall’esercizio da aver perso la morbida curva discendente femminile, e la sporgenza del fondoschiena, tondo dietro e piatto e duro sui fianchi, ha un che di maschile” (ottimo per i gusti attuali).

Il suo ritratto calza perfettamente con quello della giornalista della TV di Stato russa Maria Ovsyannikova che ha inscenato in TV una protesta contro la guerra ed è stata subito rimossa. A quest’ultima si contrappone, sul piano ideologico, Nadana Fridrikhoson, ospite spesso di Cartabianca, su RAI 1, e di Otto e Mezzo, su La7, molto combattiva e ostinata nel difendere l’operazione speciale russa di “denazificazione” dell’Ucraina. Ah queste donne russe…quanto assomigliano, tutte, a Lara Antipova, la vera protagonista del libro e del film cult della nostra giovinezza: Il dottor Zivago di Boris Pasternak. A tutte e tre verrebbe proprio voglia di chiedere, come fa Rosa Klebb, la dura e spietata funzionaria di partito che affida a Tat’jana il compito di attirare 007 in un tranello mortale e screditare l’M16 (il servizio segreto inglese): “Ti piace fare l’amore? Ti dà piacere? Molto piacere?” (pag. 98).

A proposito di servizi segreti, facciamo un passo indietro e andiamo a vedere come, all’inizio del romanzo, i dirigenti militari sovietici parlano di noi italiani e degli americani. A proposito dei primi, dice il generale Vozdvisenskij: “Sono abili e attivi, ma non causano danno” (pag. 56). Ciò è la pura e semplice verità: i nostri servizi sono efficienti, ma non fanno paura a nessuno, perché è il nostro Stato che non fa paura a nessuno, neanche alle motovedette libiche e tunisine, da noi stessi fornite, che puntualmente mitragliano i nostri pescherecci in acque internazionali. Ancor più severo il giudizio sui servizi segreti americani: “Gli americani hanno i servizi segreti più potenti e più ricchi tra i nostri nemici…Ma sono sprovveduti. Si entusiasmano per la prima spia balcanica che racconta di avere un esercito segreto in Ucraina [sic!]. La imbottiscono di soldi per comprare gli anfibi per i soldati. Naturalmente quello subito parte per Parigi e spende tutto in donnine. Gli americani cercano di vincere con i soldi”. Che bravo Fleming, anche se non ha mai avuto la fortuna, o la sfortuna, di vedere in azione uno come Biden!

Ma veniamo all’antagonista per antonomasia, a quella figura inquietante di Red Grant che non è un russo, ma al quale piace lavorare per i russi, perché a lui piace uccidere. Non a caso dei russi apprezza “la loro brutalità, l’indifferenza verso la vita umana, la loro astuzia” (pag. 30). Più avanti, un altro personaggio del romanzo, il turco Kerim alleato e amico fidato di 007, dice: “I russi sono grandi scacchisti. Quando realizzano un piano, lo eseguono alla perfezione. Preparano la partita in ogni dettaglio, e contemplano anche le mosse dell’avversario. Le prevedono e le controbattono” (pag. 235).

Ora mettiamo bene in chiaro una cosa: io non nutro sentimenti di odio contro alcuno, tanto meno contro il nobile e sagace popolo russo, però ci sono delle costanti nella storia che non possono passare inosservate. Per esempio, la figura di Ivan il Terribile si ripropone più volte nella storia russa: si pensi a Pietro il Grande, a Caterina II e allo stesso Nicola II. Personalità quest’ultima complessa e controversa, su cui, tuttavia, pesano gravi responsabilità, se non vere e proprie colpe: la disastrosa guerra col Giappone del 1905, la “Domenica di sangue” (repressione sanguinosa del malcontento popolare conseguente alla guerra) e, soprattutto, lo scoppio della Prima guerra mondiale: se avesse smobilitato, come gli aveva chiesto il Kaiser Guglielmo II, avrebbe risparmiato all’umanità una grande sventura da cui poi sono scaturite altre sventure ancor più grandi: comunismo sovietico, nazismo e Seconda guerra mondiale.

In conclusione, si sa che le finzioni letterarie vanno prese con beneficio d’inventario, però spesso sono più illuminanti, come nel nostro caso, di certe analisi geo-politiche raffinate sì, ma anche alquanto noiose!

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2 commenti su “UN LIBRO DI GRANDE ATTUALITA’

  1. Stefano 76 ha detto:

    Ian Fleming per la sua pregnante conoscenza di Russia e competenza di questa è da leggere e meditare. È più tiglioso e nutriente di tanti esperti di geopolitica cui sfugge l’arte del narrare.

  2. aldosimone ha detto:

    Ne convengo, hai detto bene: Fleming ha saputo descrivere il carattere dello spionaggio sovietico meglio di chiunque altro, meglio anche di Le Carré!

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